di Andrea Festa

Di recente Repubblica ha titolato così un articolo: “Cene vegetariane con vista sulle Alpi bavaresi: nel resort del G7 dove sono riuniti premier e presidenti1 per poi specificare, contraddittoriamente, “Ecco cosa mangiano i capi di Stato e di governo a Schloss Elmau, dove è in corso il vertice. Le indicazioni dell’esecutivo tedesco sono state: piatti stagionali e creativi a base di verdura. E poi spazio anche a cereali biologici e pesci di fiume allo spiedo ” (il grassetto è mio): come noto, i vegetariani non mangiano pesci.

Ora, il film The Batman di Matt Reeves con protagonista Robert Pattinson e, tra gli altri, Zoë Kravitz ha riportato in auge il brano dei Nirvana Something in the Way (traduzione: Qualcosa lungo il cammino ma, sostanzialmente, Qualcosa tra le scatole), peraltro fenomeno che sta diventando piuttosto comune – Running Up That Hill di K. Bush è pure ritornata in classifica grazie alla quarta stagione di Stranger Things. Riporto un breve estratto della canzone della storica band di Aberdeen (Stato di Washington, USA) e non ne fornisco la traduzione perché comprensibilissima:

Underneath the bridge […]

And the animals I’ve trapped

Have all become my pets

And I’m living off of grass

And the drippings from my ceiling

It’s okay to eat fish

Cause they don’t have any feelings

Va quindi apparentemente bene, secondo la canzone, mangiare i pesci perché non hanno sentimenti (notare l’uso al plurale del sostantivo fish come accoppiato a they, non identifica genericamente “il pesce” ma ciascuno come singolarità, e tutte insieme formano caso mai “i pesci”) ma il testo potrebbe leggersi – in una prospettazione audace – come metafora dell’industria discografica che divora i suoi protégés perché non li hanno, i sentimenti. Identificandosi così la band, e segnatamente il suo frontman Cobain, come una predestinata vittima sacrificale. D’altra parte anche C. Love, compagna e moglie di Cobain, ha confermato che era vegetariano come traspare del resto dal testo del brano in esame (“Vivo d’erba”), quindi non poteva consumare pesci, rafforzando l’idea della metafora.

Il pesce (Ichthys) è simbolo cristologico – perché è la translitterazione in latino dell’acronimo ΙΧΘΥΣ (Iēsous Christos, Theou Yios, Sōtēr) che sta per “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore2 – e i primi cristiani lo usavano spesso (il celeberrimo scrittore P. K. Dick vide una volta una ragazza che aveva un ciondolo al collo con il simbolo dell’Ichthys ed ebbe una rivelazione mistica che portò all’ultima straordinaria fase della sua carriera), lo inscrivevano anche nelle catacombe. Quindi presumibilmente Cobain si riferiva a sé stesso parlando di pesci. Kurt, insomma, come un moderno (povero) Cristo. La sua lettera di addio prima di togliersi tragicamente la vita, tra l’altro, riporta questa frase: “Non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente3 e balza agli occhi la similitudine con Something in the Way dove questa – vedi sopra – dice: “Va bene mangiare pesci perché questi non hanno alcuna emozione”.

Vidi la mostra meravigliosa del fotografo D. LaChapelle a Roma, e davanti all’opera omaggiante la Pietà di Michelangelo, con la detta C. Love (che non avevo riconosciuto ma la cui identità Rita mi indicò) che sorregge un modello molto somigliante al frontman dei Nirvana, raffigurato come tossicodipendente come si evince da molteplici buchi sul braccio.

D’altra parte, in modo più aderente alla realtà, il regista G. Van Sant ci ha mostrato nel bel film Last Days (protagonista l’attore e cantante M. Pitt) una visione liberamente ispirata ma che coglie nello spirito gli ultimi giorni della vita di Cobain. E la colonna sonora della pellicola regala il brano più nirvaniano non dei Nirvana, Death to Birth dei Pagoda, gruppo di cui Pitt stesso fa parte, bello almeno quanto Something in the Way, che “Cobain” esegue prima di togliersi la vita con un colpo di fucile (dettaglio purtroppo biografico).

Un’ultima considerazione: non ci si può abbandonare al Nirvana (che può grossolanamente essere tradotto come: liberato dall’esistenza) finché c’è una scoria di pensiero, Qualcosa lungo il cammino, tra le scatole che torna dagli abissi del tempo grazie a un oscuro Uomo Pipistrello e ai suoi tormenti d’orfano. D’altra parte Cobain, che non era orfano, visse però alcuni mesi quasi come un homeless apparentementesotto il ponte – quell’underneath the bridge” di cui al brano in oggetto – di Young Street ad Aberdeen.

È difficile l’universo della fenomenologia dello spirito se un’esistenza non sollecitata e non gradita, un Secondo Avvento musicale ci perseguita!

(Copertina: elaborazione grafica di un’immagine dal Web)

1 Repubblica, 27 giugno 2022 a firma Jeanne Perego (www.repubblica.it/il-gusto/2022/06/27/news/g7_alpi_bavaresi_ecco_cosa_mangiano_capi_di_stato_e_di_governo-355673672/);

2 Wikipedia in italiano, voce Ichthys;

3 Wikipedia italiana, voce Kurt Cobain.