di Rita Ciatti.

La Boiler Summer Cup, ad esempio. La nuova sfida lanciata dai giovani su TikTok: dovrebbe partire ufficialmente il 21 giugno, ma è già iniziata in via ufficiosa e consiste nel tentare di rimorchiare in discoteca e portarsi a letto le ragazze con corpi non conformi ai canoni dell’estetica dominante, chiamate in maniera spregiativa “boiler” (che in inglese significa scaldabagno, caldaia, quindi usato a indicare forme tondeggianti, ingombranti, prive di quei requisiti standardizzati tipici di una società grassofobica).

Non credo ci sia bisogno di spiegare perché questa sfida sia un insieme di bodyshaming, bullismo e sessismo; vorrei invece soffermarmi sul discorso della grassofobia che produce proprio come effetti la discriminazione, il bullismo e il bodyshaming delle persone con corpi, come precisato sopra, non conformi ai canoni estetici imperanti.

La grassofobia intanto è invisibile per due motivi: primo, perché è una forma di discriminazione che viene percepita solo dalle persone che la vivono sulla propria pelle; secondo perché è talmente interiorizzata nel profondo che le vittime stesse finiscono per accettarla come normale e per giudicarsi esse stesse come persone con corpi sbagliati, brutte, pigre, malate, fallite (magari perché non riescono a seguire diete sempre più rigide e restrittive o perché i loro corpi sono semplicemente fatti in un certo modo e non possono cambiare più di tanto, nemmeno dopo anni di sedute estenuanti in palestra o trattamenti estetici vari).

Non di rado il bullismo si traveste di buone intenzioni, cioè passa per consigli di salute, anche se non è affatto detto che ci sia sempre una correlazione tra obesità e salute. Infatti ci possono essere persone obese con analisi del sangue perfette, che praticano sport e godono di ottima salute, mentre altre con metabolismo veloce che restano magre pur mangiando cibi spazzatura, fumando più di un pacchetto di sigarette al giorno e bevendo alcol in maniera esagerata, quindi con patologie che riguardano il cuore, il fegato, il pancreas quali il diabete, con colesterolo alto ecc. anche se possono apparire come se fossero “il ritratto della salute” perché “in forma”, con fisico asciutto, magro, “scolpito”.

La nostra società grassofobica è piena di barriere architettoniche e complicazioni di vario tipo che impattano pesantemente nella vita quotidiana di una persona non magra. A cominciare dai posti in aereo che sono spesso troppo piccoli, dalle sedie al ristorante o in qualsiasi altro locale con i braccioli che delimitano lo spazio della seduta, ai vestiti difficili da trovare nei negozi comuni e in quelli delle catene dei brand low cost come Zara, H&M e simili.

Questa è discriminazione. Se per trovare un abito della misura tot devo girare mezza città, oppure essere limitata agli acquisti online (sperando di azzeccare la taglia giusta altrimenti poi devo rispedire indietro ecc.), o recarmi in negozi specializzati, dove peraltro quasi sempre si trovano abiti dai tagli e colori mortificanti, vuol dire che mi trovo all’interno di una società non inclusiva di tutti i corpi.

Se una persona obesa prima di prenotare al ristorante deve accertarsi che le sedie nel locale siano abbastanza ampie, se fa fatica a passare nei tornelli della metro e deve chiedere all’addetto di aprire la porta più grande (ammesso che ci sia e funzioni) vuol dire che ci troviamo in una società non inclusiva. Idem per altri mezzi di trasporto.

Il mondo della sanità non fa eccezione. Una persona obesa con dei disturbi di salute che non riguardano il peso, viene comunque esortata a dimagrire e spesso non ascoltata abbastanza, non presa in considerazione riguardo la sintomatologia che denuncia in quanto automaticamente si pensa che il suo problema sia il peso.

Ricordo con tristezza le visite mediche insieme a mia madre, obesa, gli sguardi ostili dei medici sul suo corpo e il disprezzo malcelato (“Questa non entra manco nella barella”, disse una volta un infermiere, ridendo. “Caro mio, si vede che le barelle non sono a misura di tutti i corpi”, avrei dovuto rispondere in difesa di mia madre che, oltre a stare male, veniva mortificata in questo modo).

Il mondo della moda e la pubblicità affermano di includere tutti i corpi, ma non è vero. Le modelle cosiddette curvy hanno comunque corpi irraggiungibili rispetto a quelli della maggioranza delle ragazze, cioè con fianchi, seno e cosce, sì, magari un po’ più abbondanti, ma con la onnipresente vita sottilissima (il vitino di vespa non è mai passato di moda), senza cellulite e senza rotolini di carne nei punti dove secondo gli standard attuali non dovrebbero essere. Ritoccati poi da programmi di fotoritocco per apparire ancora più assurdamente lontani dalla realtà. Per esempio chi ha forme abbondanti nella parte superiore del corpo è difficile che abbia anche una vita sottile e chi invece è estremamente longilinea, spesso ha il seno piccolo. E va bene così. Si tratta di diversità di corpi e tutti vanno bene.

I corpi della stragrande maggioranza delle donne non sono ancora rappresentati nei media e di conseguenza anche il mercato della moda continua a proporre le solite taglie con vita sempre troppo piccola. Qualcosina in più si inizia a vedere sui social e magari per fini di denuncia, ma non di rado questi profili subiscono attacchi di bodyshaming.

Vivere in una società così induce le giovani ragazze a pensarsi sbagliate.

Dopo l’ennesima prova pantaloni in camerino andata male, dopo l’ennesimo “Mi spiace, non abbiamo la sua taglia”, si è per forza portate a pensare che ci sia qualcosa di sbagliato nel proprio corpo, nelle proprie misure e che da domani ci si metterà a dieta stretta, per poi magari fallirla e finendo per sentirsi fallite in toto.

Ora torniamo alla Boiler Summer Cup. Immaginate una ragazza normale, ma con corpo non conforme ai canoni estetici odierni, avvicinata da un ragazzo che ha deciso di partecipare a questa “sfida”. Immaginiamo che riesca a farci amicizia, ad offrirle da bere, a scambiarci due parole quel tanto che basta per rimorchiarla. Immaginate che, come richiede la “sfida”, gli amici del tipo riprendano tutta la scena col telefonino.

Immaginate che il video venga messo in rete con l’hashtag boilersummercup.

Immaginate come si possa sentire la ragazza in questione. Intanto a sapere di essere stata oggetto di una sfida, di una scommessa (a me da ragazza è successo. Sono stata l’oggetto di una scommessa di un ragazzo che aveva appunto scommesso con i suoi amici di riuscire a portarmi a letto. Quando sono venuta a saperlo non è stato piacevole perché a nessuna ragazza piace essere trattata come un oggetto e mentre scrivo e ricordo questo fatto mi sento sinceramente male, e provo rabbia e tristezza per aver creduto nella sincerità di quel tipo, il quale, detto per inciso, era sì un bel ragazzo, ma decisamente stupido per essersi prestato a una cosa del genere), poi nel sentirsi definita “boiler”, e poi nel venire presa in giro online.

Attenzione: non è raro che le ragazze con corpi non conformi siano le prime a ridere di sé stesse, a fare battutine perché usano l’ironia come arma per difendersi. Ma l’autoironia è spesso una forma sottile di autobullismo che alla lunga produce traumi poiché porta a percepirsi come altro da sé, in una sorta di alienazione progressiva. Si tratta spesso di una forma di reazione al trauma primario di essere bullizzate e fatte oggetto di bodyshaming (banalmente: sii il primo a ridere di se stesso, così spunti l’arma ai bulli. Ma psicologicamente è una cosa di una complessità enorme). Così anche nel sessismo: la ragazza definita “puttana” finisce per perdere autostima e per andare a letto con chiunque e non perché lo voglia consapevolmente, per piacere (che sarebbe legittimo e divertente), ma perché crede di doversi comportare in base a ciò che gli altri si aspettano da lei, in base all’etichetta che le è stata appioppata.

Così la ragazza obesa non di rado ride di sé stessa, si autodefinisce cicciona, panzona, grassona, fa battute sul proprio corpo, sul proprio sedere, sulla propria pancia, sulle proprie cosce, sul proprio peso, si presta a sfide come mangiare tanto (anche se magari è obesa per altri motivi, per disfunzioni metaboliche o problemi ormonali) e così via.

C’è poi un altro aspetto importante da sottolineare. Ossia l’aspettativa di successo di questa “sfida” che i ragazzi si aspettano, convinti che una ragazza con corpo non conforme debba per forza sentirsi onorata di essere considerata, vista, scelta, avvicinata, sedotta e di riuscire in definitiva ad andare a letto con un ragazzo. Sottotesto: ringrazia Dio o chi per lui che obesa come sei per una volta riesci a scopare.

E qui siamo al solito fallocentrismo e machismo più becero. Ossia si è convinti che le ragazze vivano per essere scelte dai maschi, sognino di essere scopate e non abbiano altra vita al di fuori dello sguardo e accettazione maschile.

Indovinate un po’? Non è così.

Abbiamo anche altri interessi, in primis magari quello di conoscere persone un po’ in gamba che ci rispettino come individui e non ci vedano esclusivamente come oggetti sessuali.

E questo al di là del numero di ragazzi con cui si sceglie liberamente di fare sesso.

Bisogna pretendere di essere libertine, se ci va, senza per questo essere trattate come oggetti sessuali perché la liberazione sessuale deve essere per tutti e non solo per i ragazzi.

Che dire di questa “sfida”? Che si esaurisca in fretta e soprattutto che i pochi (spero davvero pochi) che decidano di cimentarsi in tale “impresa” offensiva e ignobile vengano a loro volta, a loro insaputa, ripresi in video e smascherati per gli idioti sessisti e bulli che sono.

Io la rinominerei: Idiot/Machist Summer Cup: consiste nell’individuare i maschi che stanno partecipando alla Boiler Summer Cup e nello smascherarli pubblicamente.

Ragazze, fatevi furbe e nel dubbio: fate voi il primo passo e sceglietevi un ragazzo decente, ossia con due neuroni attivi.

Per approfondire l’argomento della grassofobia consiglio il libro “Belle di faccia” di Chiara Meloni e Mara Mibelli e poi anche “Fame. Storia del mio corpo” di Roxane Gay.

P.S.: sembra che TikTok abbia rimosso i contenuti della Boiler Summer Cup; rimangono ovviamente valide le considerazioni svolte sulla grassofobia, il sessismo, il bullismo ecc.

(Immagine di Andrea Festa)