di Marco Piervenanzi.

Lo so, di questi tempi sembra tutto meno importante. Il ludico appare non necessario e anche le distrazioni possono sembrare fonte di imbarazzo di fronte alle tragedie.

Detto questo, oggi è il giorno del derby romano. Si tratta di calcio. Della più importante delle cose secondarie.

Roma contro Lazio e la città si divide.

Mourinho contro Sarri, il carattere e la polemica contro lo studio maniacale e l’aggressione alta, l’attendismo contro la voglia di fare gioco.

La classifica dice poco o tutto.

È avanti di un punto la Lazio. Dice poco perché un punto non è niente. Dice tutto perché se dopo un numero importante di gare le due squadre sono attaccate significa che il valore è pari.

La Roma però non piace, vince o pareggia senza emozionare. Mourinho ama allenare solo stelle assolute e l’organico a disposizione non lo fa sorridere.

La Lazio convince. Il progetto Sarri appaga la tifoseria, la squadra gira, il centrocampo più forte del campionato è una certezza.

Immobile, già nella storia, è una garanzia.

In città si dice che questo derby lo possa sbagliare solo la Lazio e la Roma possa solo sperare in una giornata storta dei biancocelesti, peraltro molto meno stanchi dei cugini.

Poi si sa, il calcio è fatto di episodi che cambiano lo sviluppo dell’incontro.

Pronostici non se ne fanno.

Il derby è amore e paura, appartenenza ed emozione. È Roma Sud contro Roma Nord e i colori del fuoco contro quelli del cielo. È S. S. LAZI0 1900 contro A. S. R0MA 1927.

Però non è una guerra.

La guerra è altrove ed è una cosa brutta.

(Immagine di Andrea Festa)