di Andrea Festa.

C’è tempo, in tempi di guerra che rappresentano l’inferno sulla Terra e a cui assistiamo impotenti davanti alle nostre TV, per assistere a una serie TV che rappresenta quanto siamo impotenti davanti alla prospettiva dell’inferno?

Hellbound (Corea del Sud, 2021, sei episodi di 42-60 minuti l’uno su Netflix per la regia di Yeon Sang-ho, già noto per il film di zombie Train to Busan) si svolge attorno a una trama apparentemente lineare, a suo modo: alcune persone – su tutto il pianeta, ma particolarmente in Corea – vengono avvisate da un “angelo” che gli comunica che trascorso un certo periodo di tempo moriranno e, inoltre, che saranno condannate all’inferno. Il che puntualmente accade: scaduto il tempo tre brutali, giganteschi e fumanti emissari infernali compaiono dal nulla, fanno tutt’altro che metaforicamente a pezzi il malcapitato o la malcapitata con funzione anticipatoria rispetto al dolore che proverà in eterno e ne rubano l’anima per sparire subito dopo attraverso un portale dimensionale o simile lasciando qui a testimonianza e monito dell’accaduto solo uno scheletro carbonizzato.

I condannati vengono dannati per i peccati mortali che hanno compiuto, apparentemente.

Ma la verità non è mai semplice, tanto meno nella mente degli sceneggiatori del piccolo e grande schermo, e anche di quelli piccolissimi, se questo K-drama è nato come è nato sulla scorta di due cortometraggi animati e di un webtoon (fumetto destinato ad essere appunto fruito, anche tramite app, su telefonini, tablet e computer).

Ci racconta dell’ossessione religiosa che si trasforma in fanatismo e questo in istituzione (la setta/Chiesa della Nuova Verità) e nel frattempo ci parla di inezie, nonnulla come il libero arbitrio e la predestinazione e quindi, di fatto, dei santi Paolo, Agostino, Tommaso; discetta del peccato originale e della sua trasmissione, della redenzione, della resurrezione dei corpi per il giudizio finale, il tutto nel quadro di una teodicea (giustificazione dell’ingresso del male nel mondo da parte di un Dio buono), insomma del problema ontologico del male, ma anche della nascita di un’inquisizione e del suo braccio secolare. E, d’altra parte, vanno in scena dei piccoli Lutero e Calvino nelle figure dei due presidenti della Chiesa e, forse, del fluorescente leader/speaker del gruppo ancor più radicale della setta a nome Punta di Freccia. O è questi il Giuda di Jesus Christ Superstar ovvero – può darsi – il “traditore” delle Tre versioni di Giuda di J. L. Borges?

Protestanti e cattolici da noi, si sa, si sono fronteggiati sul campo nel corso di almeno due secoli impegnandosi in guerre orrende, e al di là (ma verrebbe da scrivere, poiché in tema: aldilà) di questo, in ogni tempo, tutti contro gli appartenenti ad altre confessioni religiose, i laici, gli atei. Con piccoli e grandi Torquemada a far da padroni, e un simpatico corollario di scomuniche, segrete, torture e roghi a eretici e streghe e chi più ne ha più ne metta…

Ma si può immaginare che l’agone religioso – per fortuna molto meno esplosivo che nell’Europa dell’inquisizione, riforma e controriforma ma non privo di qualche tensione – non sia una relativa novità neppure in Corea, dove è attestata una comunità cristiana decisamente maggioritaria rispetto a quelle di altre religioni: è vero che oltre il 55 per cento della popolazione dichiara di non seguire alcuna religione, ma i cristiani protestanti rappresentano circa il 28 per cento della popolazione e i cattolici sono circa l’8 per cento contro il 15,5 di buddhisti1 e tutte sono state influenzate dal confucianesimo nonché dallo sciamanesimo coreani2.

[SPOILER SPOILER SPOILER] Memorabile la scena in cui l’angelo annuncia addirittura a un neonato posto nell’incubatrice, davanti alla madre, che finirà all’inferno dopo tre giorni; episodio che riguardando un innocente per definizione finirà per sgretolare tutto l’edificio della Chiesa della Nuova Verità in un modo che non riveleremo qui ma che mette in scena una sorta di teatro shakespeariano trasformato in un’arena di arti marziali miste, il valore assoluto dell’estremo sacrificio personale per amore, la neve che cade, come ne I morti di J. Joyce, “lieve su tutto l’universo […] su tutti i vivi e su tutti i morti”, e infine – con un magnifico, finale colpo di scena – la dottrina eretica dell’apocatastasi o ritorno allo stato originario, cioè la redenzione finale di tutte le creature anche se peccatrici non importa di quale peccato; tutto questo, è purtroppo verità fuor dalla finzione televisiva e di astrusi concetti teologici, di ogni citazione letteraria.

Non per imperscrutabile volontà divina, ma per spietato raziocinio umano è questo quel che riserviamo agli animali non umani; quel che sperimentano quotidianamente bovini, ovini, suini, ma anche quelli cosiddetti da laboratorio: mucche pecore, capre, scrofe i cui cuccioli a poche ore dalla nascita sono loro sottratti per condurre una breve o brevissima esistenza che è inferno, destinati come sono a finire sui piatti di noi umani o, se femmine, in qualche caso a perpetuare un ciclo senza fine di sofferenza e morte e senza paragoni – anche numerici – con qualsiasi altro olocausto tutto umano; o scimmie, ratti, topi, conigli e tanti altri, a finire sui gelidi tavoli della vivisezione. Un samsara (saṃsāra) in cui esseri senzienti sono fatti nascere al solo scopo di essere consumati, usati come oggetti inanimati o trasformati in prodotti, in un ciclo senza fine edificato solo sul dolore.

Un plauso infine all’estetica oscura della serie e alla sigla iniziale, raffinato 3D che ricorda in qualche modo quella, memorabile, della serie TV Westworld – Dove tutto è concesso (Westworld).

(Immagine mia, ispirata alla serie TV)

1 Fonte: Wikipedia edizione inglese (en.wikipedia.org) alla voce South Korea, che cita un censimento del 2015.

2 Fonte: Wikipedia edizione italiana (it.wikipedia.org) alla voce Religioni in Corea del Sud.