di Marco Piervenanzi.
Il fatto è noto. Siamo al Teatro alla Scala di Milano.
Scoppia la guerra. Putin invade l’Ucraina.
Deve esibirsi Valerij Gergiev, un direttore d’orchestra di fama internazionale che però ha improvvisamente un problema col mondo: è amico di Putin e non ha nessuna intenzione di esprimersi contro il conflitto.
Il suo silenzio considerato assenso è troppo per il sindaco di Milano Sala che chiede al direttore un pronunciamento contro la guerra. Nel frattempo, il maestro riceve altri stop (Carnegie Hall a New York con la Wiener Philharmoniker, e sembra che anche Monaco di Baviera, Edimburgo, Rotterdam, Parigi, Amburgo, Baden Baden gli abbiano chiuso le porte in faccia); la vicenda si conclude con la nomina di Timur Zangiev, ventisettenne, originario della Ossezia Settentrionale (Russia), a dirigere la “Dama di Picche”, il 5 Marzo.
Nel frattempo sorge la questione del corso cancellato su Dostoevskij (salvo tardivo ripensamento) dall’università di Milano Bicocca per evitare polemiche; vicenda dai contorni, se possibile, ancora più inquietanti, addirittura paradossali
C’è da domandarsi se siamo stati così severi sempre, in passato, per tutti le situazioni analoghe e tutti i conflitti. C’è da domandarsi se abbiamo messo sempre il bavaglio, nei luoghi della cultura, agli amici di governi “muscolari”, ai grandi scrittori del passato.
Ci resta un sospetto: forse Putin, più di ogni altro, è una minaccia a noi vicina e noi reagiamo così per la legge della prossimità e sopraffatti dalla paura, vediamo il nemico anche nei luoghi della cultura, proprio dove dovremmo non temere nulla, perché una bacchetta o una penna non sono un mitra e le note, le parole non sono proiettili.
È evidente. Anche se, a ben vedere, la censura dell’università milanese non è equivalente alla rimozione del direttore del teatro scaligero: nell’un caso si è inteso colpire in maniera grottesca la figura e l’opera di chi non avrebbe mai potuto prevedere l’ascesa di un Putin; nell’altro si applica una sanzione economica a un “collaborazionista” di chi è percepito come un dittatore nemico, se non del nostro Paese, dell’Europa e dei Patti atlantici, pratiche nonviolente già in passato applicate. Con esiti tutt’altro che scontati.
(Immagine di Andrea Festa – modella 3D Tito_Rufo)